Nuove Erbe Spontanee entrano nel nostro Erbario

Allium ampeloprasum L.

Nome volgare: Porraccio
Famiglia: Amaryllidaceae

Allium ampeloprasum

Specie commestibile officinale

Pianta dalle molteplici proprietà è considerata anticolesterolemica, antiasmatica, antispasmodica, antielmintica, diaforetica, espettorante, vasodilatatrice, antisettica, colagogo, febbrifuga, stimolante, stomachica, diuretica, tonica.

Per i suoi principi attivi quali acido sterarico, acido linoleico, acido palmitco, zuccheri , cellulosa, zolfo, mucillagini, pectina, proteine, sali minerali (ferro), vitamine C, B1 ,E , viene utilizzata dalla medicina popolare per favorire la digestione e curare il cattivo funzionamento degli intestini, per ridurre la pressione arteriosa, per aiutare a dissolvere i calcoli renali, prevenire crampi e raffreddori, aiutare a espellere vermi, aiutare ad abbassare il tasso di colesterolo e a decongestionare le vie respiratorie.

In cucina:
In inverno quando le foglie sono più tenere viene utilizzato per far minestre, frittate e torte, oppure crudo in insalata con altre erbe eduli.

Curiosità:
Pare che Nerone avesse l’abitudine prima delle sue esibizioni canore, di consumare i porri, per schiarire la voce.

 

 

 

Salvia verbenaca L. 

Nome volgare: Salvia selvatica
Famiglia: Lamiaceae

Jpeg

Etimologia: Il termine Salvia deriva dal latino “salus” o “salveo” = “star bene – sano” o “salvare” sicuramente per le virtù medicamentose che gli sono state riconosciute fin dall’antichità.

L’epiteto della specie si riferisce alla forma delle foglie simili a quelle della verbena.

Proprietà ed utilizzi:  Specie commestibile officinale

Pianta mellifera con proprietà medicinali però meno efficaci della S. officinalis e simili a quelli della S. pratensis. Per i greci era considerata “erba sacra” mentre per i romani un efficace toccasana per qualsiasi male. La sua azione si esplica in modo particolare sugli organi digestivi e sull’apparato respiratorio (gonfiori addominali, flatulenze, lentezza digestiva, eruttazione, asma, bronchite,catarro, sinusite) per la sua azione antisettica, antibatterica e antifungina. Per la presenza di estrogeni esercita un’azione tonificante nel flusso mestruale scarso o abbondante e nella dismenorrea. Esercita anche un’attività depurativa e diuretica. L’olio di salvia agisce anche come antisudoriparo. Studi recenti hanno dimostrato le sue proprietà antiossidanti riducendo la produzione di radicali liberi dannosi nell’invecchiamento dell’organismo.
Si usa come colluttorio contro le ulcere e le infiammazini del cavo orale. Le foglie, sfregate sui denti agiscono alla stessa stregua di un dentifricio ( ricordata per questo anche in una novella del Decamerone del Boccaccio).
Curiosità: Teofrasto (372 – 287 a. C.) della pianta diceva che “respinge i mali della malattia e della vecchiaia”. Gli antichi egizi la usarono contro la peste. Per i romani era una pianta sacra tanto da organizzare un evento importante al tempo della raccolta, che avveniva sempre con attrezzi di metallo più nobile del ferro. Plinio la descrive come rimedio per morsi di serpenti e scorpioni purchè non fosse infettata. Nel medioevo la sua reputazione si rinforzò perchè gli furono attribuite proprietà capaci di ringiovanire, di rafforzare la mente e la memoria.
Sulla salvia sono nate anche tante leggende tra queste quella legata alla vita di Gesù Cristo nel periodo della fuga in Egitto “inseguiti dai soldati di Erode, per potersi nascondere, la sacra famiglia chiese protezione a diverse piante che si rifiutarono tranne la salvia che offrì giaciglio a Gesù e lo nascose alla vista dei soldati. La madonna in compenso le dette il dono di guarire gli uomini”.
Divenuta la panacea di tutti i mali su di essa nacquero dei detti di cui riporto quelli più pittoreschi.
Nel veneto si diceva “quando mor la sali xe in orto – more el paron de casa o l’è za morto.
La Scuola Salernitana così la lodava: Cur moriatur homo cui salvia crescit in horto ? a questo detto altro proverbio rispondeva: se molto vuoi campare – salvia hai da mangiare.
Era considerata anche afrodisiaca tanto che Cleopatra ne avrebbe fatto uso per conquistare gli uomini.

Erba molto ricercata ed utilizzata in alcune regioni: nelle misticanze di verdure cotte, per preparare ripieni di torte rustiche salate, per ripieno di cascioni.

Tragopon pratensis L.

Nome volgare: Barba di becco

Famiglia: Asteraceae

Jpeg

Le proprietà di questa pianta sono diuretiche, sudorifere, depurative e astringenti. Nella medicina popolare, la radice, decotta o sciroppata, trova diverse applicazioni, viene usata come calmante per la tosse e in genere ha effetti positivi per tutte le affezioni respiratorie.
L’uso è particolarmente consigliato a chi soffre di arteriosclerosi, reumatismi, gotta e ipertensione arteriosa. Aiuta a eliminare i residui tossici del metabolismo; anche i diabetici la possono consumare senza restrizioni, in quanto gli idrati di carbonio che contiene non aumentano il livello di glucosio nel sangue.
I petali in infusione hanno potere schiarente della pelle.
In Cucina:
La Barba di becco è senz’altro più nota per il suo utilizzo alimentare che per quelle medicinale. I giovani germogli, le foglie, le radici, ricchi di zucchero e dal sapore dolciastro, sono impiegati come ottime verdure, soprattutto cotte. Già in questo modo se ne sfruttano le proprietà depurative che possono essere utilizzate in modo più specifico facendo un decotto delle radici. Uno dei componenti più importanti delle radici è l’inulina, un polisaccaride molto pregiato sotto il profilo dietetico poiché può sostituire altri zuccheri dannosi ai diabetici. I giovani germogli, lessati, possono competere a sapore con i più conosciuti asparagi. La parte migliore sembra essere la radice, che per alcuni ha perfino sapore di ostriche, mentre per altri semplicemente di carota; per poter sfruttare al massimo le proprietà della barba di becco occorre mangiarla cruda, tagliata a fette di insalata, ma si può consumare anche cotta. Le foglie tenere si consumano in insalata e hanno un sapore simile a quello della scarola e della cicoria.

Calepina irregularis (Asso) Thell.

Nome volgare: Calepina irregolare

Famiglia: Brassicaceae o Crucifere

Calepina irregularis

Etimologia: “Calepina” è nome di fantasia, inventato da Adanson; l’epiteto è collegato alla distribuzione non simmetrica di varie parti della pianta, “in primis” le ramificazioni del caule e le dimensioni disuguali dei petali.
Regina dell’autunno e dell’inverno. Sopporta benissimo il freddo, parente dei cavoli, ha foglie vivacemente irregolari. Il suo sapore è delicato, ma quello che è più sorprendente, al primo assaggio di Calepina, è il sapore fantastico delle sue radici… consumate fritte sono una leccornia indicibile!

La pianta forma una rosetta basale di foglie più piccole al centro e più grandi e di portamento disordinato all’esterno. Fiorisce a febbraio marzo con delicate infiorescenze bianche.

La si ritrova un po’ ovunque il terreno sia libero e smosso. Per questa ragione è più facile rinvenire la Calepina all’interno o nei pressi di zone agricole. Ma abbonda anche al margine di strade o campi. Quando presente, forma tappeti piuttosto folti.

Come tutte le piante appartenenti alla famiglia delle Brassicaceae, la Calepina presenta notevoli proprietà nutritive e curative. Ricca di vitamine e sali minerali, ha notevoli effetti diuretici e disintossicanti.

CURIOSITA’:

La cosa che davvero incuriosisce e stupisce è che, nonostante la sua commestibilità sia accertata, il suo utilizzo in cucina è quasi del tutto sconosciuto. Eppure la sua presenza è talmente diffusa e abbondante che può veramente costituire un valido alimento.


 

 

Epilobium tetragonum L.

Nome volgare: Garofanino quadrelletto

Famiglia: Onagraceae

Jpeg

Jpeg

L’ epilobio: un rimedio naturale contro la prostatite

http://www.siberika.it/epilobio.html

L’epilobio nella medicina popolare in Europa e negli Stati Uniti

In Europa i primi accenni alle proprietà dell’epilobio si riferiscono al 16 ° secolo, mentre nella seconda metà del 20 ° secolo l’epilobio acquisto’ una grande popolarita’ come mezzo di prevenzione e trattamento di casi di prostatite grazie all’opera della famosa erborista austriaca Maria Treben. Ecco cosa scriveva la Treben nel suo libro “La salute dalla farmacia donataci dal Signore. Consigli e pratica di utilizzo terapeutico delle erbe”, pubblicato in tedesco nel 1994 e tradotto in 18 lingue: “Molti sofferenti di prostatite possono guarire grazie all’aiuto dell’epilobio, evitando di sottoporsi a interventi chirurgici. Se invece si e’ gia’ fatto ricorso ad operazioni, e’ consigliabile bere infusi di epilobio per eliminare il bruciore e altri fenomeni spiacevoli conseguenti all’intervento”. Nel suo libro la Treben descrive inoltre il caso di un paziente affetto da cancro alla vescica e conclude: “Da allora sono stata in grado di aiutare centinaia e centinaia di pazienti. Un farmacista a Monaco di Baviera mi ha mostrato un vecchio libro di farmacia dove l’epilobio, gia’ intorno al 1880, veniva citato come potente pianta medicinale. Purtroppo pero’ e’ stato destinato ad essere completamente sostituito dai preparati chimici.”
Ecco la ricetta proposta da Maria Treben: versare 1/4 litro di acqua bollente su 1 cucchiaio colmo di erbe, lasciare fermentare per un po’ e assumere a stomaco vuoto mattina e sera mezz’ora prima dei pasti. I consigli di Maria Treben sono stati sostenuti da altri erboristi tedeschi e austriaci. Barbara e Peter Theis nel loro libro “Le erbe medicinali – una via per la salute” hanno scritto: “L’estratto acquoso della pianta ha dimostrato di inibire il processo infiammatorio e di avere un effetto curativo sulle patologie acute e croniche della prostata (…) l’infiammazione dell’uretere e l’ infiammazione cronica ricorrente della vescica e può anche servire come terapia di mantenimento dopo l’intervento chirurgico alla prostata”. I due erboristi notano inotre che l’epilobio puo’ venir consigliato anche alle donne che soffrono di irritazione o infiammazione acuta della vescica o del tratto urinario grazie alle sue proprieta’ anti-infiammatorie e il leggero effetto diuretico.
L’effetto terapeutico dell’epilobio era noto anche nel continente americano. I nativi americani utilizzavano le radici e la parte superiore della pianta per uso esterno per il trattamento delle infezioni della pelle, e bevevano il te’ all’epilobio per arrestare le emorragie intestinali. Gli erboristi americani dei secoli 19-esimo e 20-esimo consideravano invece la specie Epilobium angustifolium molto efficace nel trattamento delle malattie del tratto gastro – intestinale: dissenteria, diarrea, irritazioni e infiammazioni di natura diversa.

Attualmente in Austria, Ungheria e nella Repubblica Ceca si possono trovare in vendita alcune tisane a base di epilobio. Si tratta di preparati ufficialmente registrati e approvati come prodotti ad uso terapeutico e consigliati in casi di infiammazione della vescica e del tratto urinario associati alla prostatite nonche’ profilassi della prostatite. Nel rapporto dell’Agenzia europea per i Medicinali, pubblicato alla fine del 2015, si rileva che nella sola Austria le vendite di tè all’epilobio attraverso il canale delle farmacie raggiunge i 1000 -1500 kg all’anno (I dati fanno riferimento ai primi anni ’80 del 20 ° secolo).

Josep Pamies

Lactuca perennis L. 

Nome volgare: Barba dei frati

Famiglia: Asteraceae

Jpeg

Etimologia: Il nome del genere dal lat. ‘lac, lactis’, latte, con riferimento al latice bianco presente nelle specie del genere.
L’epiteto specifico dal lat. ‘perennis’: il ciclo vegetativo dura molti anni.

Proprietà ed utilizzi:  Specie commestibile
Le giovani rosette vengono spesso consumate come insalata o cotte insieme a cicorie e tarassaco.